Il fascino della corsa

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Della corsa ne abbiamo già parlato quando è stata messa a confronto con la camminata, altra attività affascinante ma con caratteristiche differenti.

Il significato della corsa è stato conclamato in seguito alla pubblicazione di un famoso articolo sulla rivista scientifica Nature, una delle più famose e accreditate a livello internazionali. Quei giornali dove non è possibile pubblicare nessuno studio con interessi economici di alcun genere.

Gli scienziati Bramble e Lieberman nel 2004, con una lunga e approfondita ricerca, studiando reperti e resti di scheletri, sono riusciti a dimostrare che l’essere umano è nato per correre, evidenziando come l’iniziale ominide sino all’Homo Sapiens abbia sempre corso: e l’ha fatto soprattutto per cacciare.

Questo non vuole significare che se una qualunque persona sedentaria iniziasse a farlo proverebbe piacevoli sensazioni registrate nel proprio Dna, ma di sicuro si può affermare che se non vi sono importanti patologie oppure non si è eccessivamente in sovrappeso, la sua struttura è assolutamente predisposta a correre. Tutto il sistema cardio-vascolare-respiratorio trae grandi vantaggi nella sua funzionalità. Il sistema ormonale riesce subito a produrre sostanze come endorfine, adrenalina, serotonina, ecc., in grado di stabilizzare il tono dell’umore in direzione propositiva. Questi effetti poi, vengono amplificati se si corre in qualche bel posto all’aperto, dove vi è una migliore ossigenazione, presenza importantissima di colori, profumi e luce naturale.

Inoltre, l’impatto del piede al suolo mentre si corre, consente una trasmissione di onde d’urto che si propagano su per il corpo con strepitosi effetti sulla densità ossea, sulla circolazione sanguigna e linfatica.

Se si volesse iniziare, nella prima fase è sempre suggeribile camminare, dopodiché, se non si è eccessivamente in sovrappeso si può iniziare la tecnica intermittente, esempio: 2-3 minuti di passo e 2-3 minuti di corsa, arrivando in breve tempo a correre lentamente per 30 minuti continui sino ad arrivare a 1 ora per 2-3, anche 4 volte a settimana.

Se invece si corre già da tempo e si è superata la soglia dei 50 anni, non suggerirei modifiche sostanziali del proprio modo di correre, andando a rivoluzione l’appoggio del piede oppure l’assetto generale: tali variazioni potrebbero non essere gradite a tutto il sistema muscolo-scheletrico. In questa fase, soprattutto in ottica preventiva, meglio concentrarsi su allenamenti mirati alla protezione articolare o all’allineamento del corpo. Le modifiche meglio farle nel periodo dell’infanzia e dell’adolescenza, quando si devono iniziare a strutturare i rapporti del corpo con lo spazio circostante.

Ci sono poi risvolti di carattere sociale anche se potrebbero apparire lievemente azzardati: il grande numero di podisti negli ultimi 15-20 si è verificato sicuramente grazie alla consapevolezza diffusa che fare movimento è indispensabile per star bene, ma non solo. La corsa è diventata una scelta di vita, un qualcosa dove rifugiarsi, e la sensazione di fatica rasserena gli animi in modo sostanziale. Apparirà strano ma da quando in Italia c’è la “crisi”, il numero di persone che corre è aumentato vertiginosamente. Basta guardarsi attorno; 10 anni fa non c’era neanche la metà della gente che c’è adesso. E non credo neanche di esagerare affermando che vi sono anche motivazioni di tipo antropologico: oltre alle ragioni già elencate una persona corre anche per scaricare le tensioni, ma soprattutto per soddisfare quelle sensazioni che abbiamo registrato nel nostro codice genetico che corrispondono alla naturale e piacevole sensazione di sentirsi stanchi.

E poi, poi c’è la ragione forse più importante in assoluto, la più significativa: è gratis!!


Alfredo Stecchi
Dottore di Ricerca in Scienza dello Sport
Nutritional Sport Consultant (Miur-Cnm)
Dottore in Scienze Motorie



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