Benessere

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Presentazione del libro “Benessere”


Benessere è il frutto di un lungo e appassionante lavoro che è cominciato molti anni addietro con un’unica linea di pensiero e con un canovaccio che man mano nel tempo sono andati a incrementarsi e ampliarsi.

Il punto di partenza è stato quello di riuscire a identificare il concetto di benessere nella nozione scientifica di equilibrio omeostatico, cioè la condizione ideale di stabilità interna di ogni organismo vivente che deve mantenersi tale anche al variare di tutti gli stimoli esterni, fisici e psicologici. Il tutto attraverso meccanismi autoregolatori. Quindi, partendo dal presupposto che è inevitabile essere sottoposti a condizionamenti che arrivano dall’esterno, un valido sistema di risposta e di adattamento rappresenta un efficiente equilibrio omeostatico a cui corrisponderà un buon livello di benessere; quest’ultimo può allora essere definito come quella condizione generale che consente a ogni essere umano di vivere in uno stato di piacevole soddisfazione psicofisica, non senza dover affrontare ostacoli e difficoltà di varia natura. Tuttavia, questo favorevole stato psicofisico sarà sempre caratterizzato da una connotazione assolutamente soggettiva e nello stesso tempo mutevole in base all’età e al periodo dell’esistenza che si sta vivendo.

Partendo da queste basi introduttive, è cominciata la trattazione vera e propria, che non è stata volontariamente strutturata come abitualmente si fa per i libri scientifici-accademici, pieni di riferimenti bibliografici, grafici, tabelle e soprattutto riducendo al minimo l’impiego di verbi al condizionale. Pur riferendosi a centinaia di articoli scientifici e a decine di libri dalle argomentazioni più disparate, i contenuti e lo stile di questo lavoro sono stati volutamente elaborati in modo da risultare accessibili a chiunque. Una scelta probabilmente presuntuosa, ma comunque di grande piacere.

In ogni caso, la trattazione dell’argomento, almeno al principio, si basava sulla convinzione che per vivere in uno stato di benessere bastasse impegnarsi facendo regolarmente attività fisica, alimentandosi correttamente e riposandosi in modo adeguato; un tipo di cultura che si rifà allo stile americano che sfocia spesso nel deleterio salutismo esasperato, indicato solo per un’arida sopravvivenza biologica che mal si correla con le complesse esigenze dell’uomo del terzo millennio, e di conseguenza da riprogrammare e modulare su numerosi particolari.

"Benessere": Alfredo Stecchi

 

Questo va fatto a partire dall’attività fisica, la cui importanza (e funzione) deve necessariamente andare oltre le solite motivazioni che ci vengono propinate in ogni dove: in realtà il lavoro fisico deve essere interpretato come un’esigenza fisiologica acquisita dall’uomo nell’arco di milioni di anni, un lunghissimo periodo di tempo che l’ha visto evolversi e durante il quale questa necessità si è andata registrando sul suo codice genetico, grazie a una perenne propensione a correre, camminare, cacciare, arrampicarsi, nuotare e così via. La necessità di muoverci è quindi marcata nei nostri geni e non soddisfarla significa semplicemente star male.


Accanto a questa innovativa presa di coscienza, la prima importante conclusione è stata quella che abituarci molto gradualmente a un elevato livello di fatica e di stanchezza fisica rappresenta un tassello fondamentale di tutto il discorso; una certezza che contrasta con la posizione di chi sostiene che sia sufficiente una passeggiata di mezz’ora al giorno o, peggio ancora, di chi reputa la sensazione di stanchezza come un meccanismo deleterio e controproducente per il raggiungimento dei propri fini. Sentirsi stanchi in modo sano non solo soddisfa tutte le varie esigenze biologiche di ogni individuo, ma riesce soprattutto ad appagare la necessità ancestrale di affaticarsi fisicamente come per riappacificarsi con la propria coscienza, secondo un ragionamento del tipo: «Se mi sento stanco, vuol dire che ho fatto abbastanza per soddisfare le esigenze delle persone che mi stanno accanto e di me stesso». Un’affermazione senza dubbio azzardata, ma supportata da numerosi riscontri di tipo filosofico e dalla testimonianza di grandi personaggi della storia in grado di sostenerla. E così, dopo essersi stancato adeguatamente, accade che l’uomo ha la necessità di ricostituire le varie energie, in primo luogo mangiando e poi dormendo.

Il discorso riguardante il rapporto con il cibo, sviluppato in questo libro, è un altro aspetto essenziale: in estrema sintesi, questo rapporto dovrà da un lato soddisfare le necessità fisiologiche dell’organismo con alimenti naturali (frutta e verdura su tutti), quelle legate all’ottimizzazione di tutte le funzioni vitali e al mantenimento di una equilibrata immagine estetica, dall’altro appagare le esigenze del senso del gusto onorando i migliori principi della cultura culinaria con un approccio consapevole. Il concetto di dieta in questo contesto viene marcatamente sconsigliato come un sistema a lungo andare perdente, per cui si preferisce parlare di stile o abitudine alimentare che per essere correlati al concetto di benessere deve fornirci le migliori sostanze nutritive e protettive, consentendo digestioni rapide e assimilazioni funzionali. Così facendo, si potranno ridurre le scorie metaboliche (tossine) derivate da fermentazioni e putrefazioni intestinali, e in più sarà fornita l’opportuna energia vitale assieme a vitamine, sali minerali, enzimi e acqua, fondamentali per un corretto funzionamento organico e cellulare.


I segreti per raggiungere il "Benessere"

 

Accanto alla regola indiscutibile di stancare il corpo e di dargli successivamente il giusto rifornimento (qualitativo e quantitativo), il sonno e il riposo rappresentano un completamento insostituibile, un meccanismo indispensabile quanto lo possono essere l’aria e l’acqua, un processo di ripristino di tutte le energie che ci consentono di mantenere efficiente il nostro equilibrio omeostatico.


Il sonno, in particolare, possiede tutte le caratteristiche di un perfetto processo di riparazione, un sistema in grado di elaborare e gestire quanto si è vissuto durante il giorno e di farci ripartire con nuova linfa vitale; purtroppo, però, è un momento della giornata che viene spesso trascurato e posto su un piano di secondaria importanza quasi come tempo perso, un errore immenso, una valutazione frutto di grande ignoranza.

E invece il sonno deve essere protetto e custodito, atteso e assaporato, e soprattutto inteso come la migliore risorsa per recuperare le energie dopo essersi stancati fisicamente o mentalmente. Sì, vale anche per la stanchezza mentale, che negli ultimi decenni sta nettamente prendendo il sopravvento sulla stanchezza corporea anche per via di difficoltà come lo stress psicologico, che in alcuni casi è da considerare come la causa di numerose malattie, di origine psico-somatica appunto.

L’obbiettivo di base è quello di ridonare innanzitutto un sano bilanciamento ai due tipi di stanchezza, fisica e mentale, ottimizzando anche i tempi dedicati al lavoro mentale nei momenti liberi: ad esempio, anche se navigare, chattare e interagire sui social network possono essere considerati degli hobby, dei piacevoli hobby, dovremo riuscire a razionalizzare necessariamente i tempi che vi dedichiamo e diminuirli al fine di ottimizzare il nostro benessere psicologico generale. Sostituire parte di questi intermezzi di tempo con fasi di sano relax, di piacevole lettura, di riavvicinamento alla natura, senza mai trascurare anche le varie attenzioni di tipo estetico, rappresenterà un buon sistema per adottare un insieme di abitudini molto favorevoli al nostro obbiettivo.

Così strutturato, il discorso potrebbe apparire bello che concluso, ma oggettivamente è privo della componente essenziale, perché pensare che per decidere di vivere all’insegna del benessere possa essere sufficiente sapere come si fa è errato, o meglio, assolutamente limitato.


Tutto prende inizio allora dalla netta consapevolezza di quanto sia prezioso il nostro sistema corpo-mente e di quanto sia piacevole,
ma nello stesso tempo obbligatorio, preoccuparsi di conservarne la preziosità.


L’ultima componente indispensabile per dare il via al nostro percorso e renderlo completo risulta essere, allora, questa tanto acclamata consapevolezza, un termine a dir poco inflazionato nell’era moderna, ma che contiene effettivamente significati importantissimi da applicare su più fronti: si parla spesso di consapevolezza alimentare, consapevolezza dei rischi, dei problemi, di essere amati, ma la forma di consapevolezza che sta alla base di tutto è sicuramente la consapevolezza di noi stessi.

Comprendere l’importanza della conoscenza che ognuno deve avere di se stesso è veramente la chiave di volta: capire come siamo fatti e perché siamo fatti così, individuare i freni che non ci consentono di amarci come meritiamo e di amare il prossimo come dovremmo, assieme a un vera e propria coscienza di tutte le potenzialità che possediamo ma non riusciamo a esprimere, ecco, questo è il salto di qualità più significativo che possiamo effettuare. Purtroppo, nella società di oggi a tutte queste condizioni si associa inesorabilmente uno svuotamento totale dei valori più significativi e dei contenuti più felici della vita.

Impegnarci su noi stessi lungo questa linea di pensiero riuscirà sicuramente a renderci più sicuri, a meglio gestire emozioni come la paura e l’ansia, e ad aumentare il nostro livello di autostima, indispensabile per una vita più ottimistica e propositiva. Gli stessi comportamenti legati all’alimentazione, alla gestione del sonno, all’allenamento costante, alle cure estetiche, al relax e all’organizzazione del tempo riusciranno a subire delle modifiche definitive nel momento in cui saremo in grado di sviluppare questa “autoefficacia”, cioè la consapevolezza delle nostre abilità. Ecco allora che ognuno avrà un suo percorso personale in base a come è fatto, alle sue esigenze, alla sua età e soprattutto in base a quanto ha già vissuto durante i primi anni della sua esistenza.

Il libro a questo punto si proietta verso la fase conclusiva, fase accompagnata da alcuni quesiti. Questo benessere alla fine a cosa ci servirà? Eviterà di farci ammalare presto di qualche patologia incurabile? Ci esenterà da eventi drammatici? Ci farà vivere più a lungo? Su queste domande la Scienza è molto chiara e netta: non abbiamo alcuna certezza di scampare da malattie croniche o acute, ma quanto meno avremo più probabilità statistiche di non esserne colpiti rispetto a chi conduce uno stile di vita completamente errato.

Anche per quanto concerne la durata della nostra esistenza non possiamo godere della sicurezza di una splendida longevità, ma ugualmente possiamo sperare in valori percentuali sicuramente favorevoli; attenzione però a non confondere il piacevole prolungamento della vita con la dilatazione della vecchiaia, che tradotto significa: «Può avere senso aspirare di vivere più a lungo per trascorrere gli ultimi anni in condizioni molto precarie e disagevoli?».

A questo punto il discorso inizia a essere personale e rischia di entrare in argomenti molto delicati concernenti ad esempio la cultura eutanasia. Il raggiungimento della fase finale della propria esistenza, però, trascorrendo una vita all’insegna del benessere, potrà essere indubbiamente caratterizzato da una condizione migliore soprattutto per quanto concerne l’apparato locomotore, aspetto fondamentale e correlato con la sfera dell’autonomia e dell’autogestione di tutti gli anziani.

Ma su almeno un punto siamo in grado di esporci con grande entusiasmo e fermezza, quello che riguarda il presente di ogni individuo, che sarà caratterizzato da una qualità di vita molto più elevata e più positiva rispetto a chi non vuole o non riesce a comprendere il valore della nostra totale preziosità.

Anche se in apparenza tutto questo impegno può legittimamente essere interpretato come una complicazione della propria esistenza, in realtà sarà soltanto una semplificazione, e il cammino che intraprenderemo sarà un cammino di grande piacere!


Unomattina Estate del 04/09/2014 (dall'8" minuto)

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